INQUINAMENTO AMBIENTALE, VENAFRO CITTA’ A RISCHIO

di Sandra Fiore (La voce del molise)

La sensibilità degli italiani nei confronti dell’ambiente è cresciuta. Lo dicono i dati di una recente indagine realizzata dalla Commissione UE su 28 mila cittadini degli stati membri.  Al 95% degli europei sta a cuore la protezione dell’ambiente: un trend positivo che rispecchia anche gli italiani

che, per il 94%, hanno manifestato – almeno con le parole- grande sensibilità per la questione ambientale, convinti che la protezione del territorio in cui si vive possa stimolare la crescita economica. Sensibili sì ma anche decisamente preoccupati. Oltre il 90% dei cittadini di tutta Europa guarda al problema con particolare apprensione e anche in questo gli italiani non sembrano essere da meno. A spaventare maggiormente nel nostro Paese sono, in ordine crescente, l’impiego dei pesticidi in agricoltura (30%), il costante aumento della quantità di rifiuti (32%), l’inquinamento dell’acqua e dell’aria (36%), le fuoriuscite di petrolio in mare e gli incidenti industriali (40%). Al primo posto, tra i timori degli italiani resta il problema dell’inquinamento delle città- delle grandi ma anche delle piccole- indicato dal 51% degli intervistati come la fonte principale di preoccupazione in tema di protezione ambientale. Lo smog e l’inquinamento dell’aria sono infatti considerati i nemici numero uno da combattere. E non solo nelle metropoli come Roma e Milano. Anche Venafro, con i suoi circa undicimila abitanti, ne sa qualcosa. Soprattutto negli ultimi mesi. Da una parte ci sono infatti i dati registrati dall’Arpa Molise, ente preposto alla protezione ambientale della nostra Regione, dai quali la città venafrana risulta essere la più inquinata tra quelle molisane quanto a emissioni di diossido di azoto. Dall’altra c’è l’allarme diossina scatenatosi all’indomani dei due casi di contaminazione riscontrati dai controlli del servizio veterinario dell’Asrem su due bovini allevati in zona. Il tutto sommato alle problematiche determinate dall’industrializzazione dell’intera area su cui pesa la presenza di ben due inceneritori  posti a distanza di pochi kilometri l’uno dall’altro e all’aumento delle patologie tumorali nella popolazione locale. Insomma, paure vecchie e nuove che si intrecciano, tenendo alta l’attenzione dei cittadini (un po’ meno quella delle istituzioni, a volerla dire tutta), e che danno conto di un città esposta su più fronti a minacce ambientali. Minacce e paure che vogliamo ripercorrere punto per punto, soffermandoci sugli aspetti che hanno fatto maggiormente discutere in questi mesi- e che continuano a tener banco in città- e sulla battaglia condotta dal comitato “Mamme per la salute e l’ambiente onlus” che combatte in prima linea per difendere il territorio e tutelare la salute dei suoi cittadini.

 

LE “MAMME PER LA SALUTE E L’AMBIENTE ONLUS”

Nella sua denominazione l’associazione conserva le tracce del nucleo originario. Vale a dire di tutte le mamme venafrane che, per prime, hanno mostrato sensibilità e preoccupazione per le tematiche ambientali e per la tutela della salute. Hanno iniziato a muovere i loro primi passi nel 2005 e per anni hanno sostenuto, senza clamori ma con grande convinzione, le associazioni ambientaliste locali. Le hanno spalleggiate, fungendo da collante tra tutte, documentandosi e sollecitando Enti ed Istituzioni preposti a monitorare costantemente il territorio. Nel corso degli anni, hanno raccolto consensi e nuovi “adepti” al punto tale da potersi costituire in un’associazione onlus che oggi, a Venafro, raccoglie cittadini appartenenti ad ogni fascia d’età- dai ragazzi agli adulti- che hanno a cuore la salvaguardia del territorio e la tutela della salute. Il logo dell’associazione- due nuvole, un sole, casette e un alberello- ricorda i disegni dei più piccoli. Perché è per loro che si battono in particolare, per le generazioni future alle quali vogliono consegnare una natura incontaminata e un ambiente salubre nel quale vivere. Animati da questi propositi, i membri dell’associazione con la stessa discrezione e la stessa attenzione degli anni passati continuano a tenere sotto controllo la situazione in tema di tutela del territorio e della salute. Non amano cavalcare le notizie a mezzo stampa, ma il loro silenzio non tradisce certo disinteresse. Preferiscono piuttosto affidarsi ai dati, ora come in passato. Ricordarne tutte le azioni è, in questo contesto, impossibile, tante sono le iniziative di cui sono stati protagonisti, ma basta focalizzare le tappe principali del loro percorso per condividerne le ragioni della battaglia e sostenerli. Il primo gesto forte arriva il 27 novembre del 2009 quando presentano la denuncia alla Procura della Repubblica di Isernia. Nell’esposto le “Mamme per la salute e l’ambiente” partono dal motivo cardine che anima la loro battaglia: preservare l’ambiente per tutelare la salute perché, come scrivono nell’incipit dell’esposto, “di inquinamento ci si ammala e si muore”. E anche se il Molise non presenta- purtroppo- un registro tumori attivo, capace di quantificarli in maniera esatta- si sa che i malati di cancro aumentano giorno dopo giorno.  Alla luce di tali elementi, confermati da studi medici scientifici, denunciano le incongruenze dei dati dell’Arpa ( acquisiti direttamente dal sito) relativi alle centraline di monitoraggio dell’aria, evidenziando gli sforamenti di Pm10 (materiale presente nell’atmosfera in forma di particelle microscopiche e costituito da un insieme di particolati, ovvero particelle solide e liquide disperse nell’aria con dimensioni relativamente piccole) rilevati e sollecitando controlli accurati nel cementificio Colacem e nell’inceneritore dell’Energonut che insistono nell’area del venafrano. Nell’ottobre del 2010 ricorrono alla Commissione delle Comunità europee, chiedendo accertamenti sulla regolarità dell’attività dell’inceneritore presente nel nucleo industriale di Pozzilli. Continuano intanto a monitorare i dati Arpa sulla qualità dell’aria e agli inizi del 2011 fanno sentire forte la loro voce, chiedendo l’intervento immediato delle istituzioni: gli sforamenti di Pm10 nei primi mesi dell’anno sono già tanti e occorre trovare una soluzione rapida per invertire il trend. Ottengono così un incontro in Comune promosso dal Sindaco Cotugno con il Direttore dell’Arpa Petracca, l’Assessore provinciale al ramo Taccone e i vari sindaci dei comuni limitrofi. Dal confronto escono preoccupate sì ma soddisfatte per l’unità di intenti con cui le amministrazioni e gli enti locali intendono operare per salvaguardare il territorio dalle varie minacce ambientali. Una linea comune, questa, attuata finora solamente nella lotta alla centrale Turbogas. A maggio del 2011 tornano a rivolgersi alla Procura della Repubblica di Isernia, inoltrando materiale integrativo della precedente denuncia in cui evidenziano- con documenti alla mano- le carenze rilevate in termini di rispetto ambientale negli stabilimenti dell’Energonut e della Colacem. A giungo arriva intanto la notizia sul primo caso di contaminazione da diossina rilevata dai controlli dei veterinari dell’Asrem in un bovino allevato in una stalla del venafrano. L’associazione l’accoglie con preoccupazione ma non con sorpresa, vista la valutazione arrivata da uno dei massimi esperti mondiali di diossine e direttore del laboratorio Microinquinanti dell’Inca di Venezia, il Dottor Stefano Raccanelli contattato direttamente dalle “Mamme per la salute” solamente un mese prima. Un quadro, quello di Raccanelli, che fotografa l’area del venafrano come una zona fortemente a rischio per le emissioni di diossina. Sul banco degli imputati figurano, in particolar modo, le attività della Colacem e le modalità con cui l’Arpa conduce i controlli in tale azienda. E se i controlli, per così dire concordati, non  scendono giù all’associazione, ancor meno scende giù il contributo offerto dalla Colacem e dall’Energonut per l’inaugurazione della nuova sede dell’Arpa Molise avvenuta a fine luglio. E l’indignazione è tanta che preferiscono rimanere in silenzio. Perché il silenzio, a volte, sa dire di più di mille parole. Come in questo caso.

IL TRAFFICO VEICOLARE IN CENTRO CITTA’

Quando è stata inaugurata, il 7 ottobre del 2008, i venafrani ( fatta eccezione per i commercianti) l’hanno salutata con grande compiacimento, tirando un sospiro di sollievo: la variante alla strada statale 85 venafrana, primo tratto del tronco autostradale Termoli- San Vittore, avrebbe infatti decongestionato parzialmente la viabilità locale nei collegamenti verso Napoli e indirettamente anche in direzione Roma. Rendendo la città meno caotica e soprattutto meno inquinata dal traffico veicolare in pieno centro. O almeno queste erano le aspettative con cui l’infrastruttura è stata pensata e a lungo attesa. Aspettative che, tuttavia, non sono state soddisfatte. E per capirlo basta percorrere- possibilmente nella stessa fascia oraria e ancor meglio nelle ore di punta- prima la variante, direzione Napoli, e  poi via Campania e via Colonia Giulia. Sulla prima il traffico scorre regolare, non tanto per le due corsie quanto per il numero limitato di mezzi che la percorre. Situazione diametralmente opposta, invece, nelle strade cittadine dove il traffico è sempre piuttosto intenso. Altro che rivoluzione in tema di trasporti e viabilità!In città sembra infatti essere cambiato poco o nulla rispetto al passato, quando quegli 8 km di strada extraurbana erano solamente un progetto. E proprio questo traffico veicolare cittadino sarebbe il grande male di Venafro secondo il Direttore dell’Arpa Molise Luigi Petracca. Quest’ultimo, infatti, nel corso dell’incontro svoltosi in Comune lo scorso 8 febbraio, in risposta alle preoccupazioni espresse dalle “Mamme per la salute e l’ambiente” ha dichiarato che Venafro non è un territorio malato e che gli sforamenti delle due centraline di monitoraggio dell’aria dell’Arpa- poste rispettivamente lungo via Campania e via Colonia Giulia- andrebbero attribuiti esclusivamente al traffico che taglia il centro cittadino.

LE CENTRALINE DI MONITORAGGIO DELL’ARIA

Che aria tira a Venafro? Secondo l’IQA- indice di qualità dell’aria- stilato dall’Arpa Molise- l’Agenzia regionale per la protezione ambientale- e aggiornato al 12 agosto scorso, buona. Nonostante ciò, la città per antonomasia dell’olivo risulta essere la più inquinata della Regione, come dimostrano chiaramente i grafici presenti sul sito stesso dell’Arpa. E le preoccupazioni per gli sforamenti registrati dalle centraline di monitoraggio dell’aria presenti in due punti della città, in via Campania e in via Colonia Giulia, restano. Quotidianamente tali centraline registrano il livello di diossido di azoto, ozono, benzene e polveri sottili presenti nell’aria. Elementi chimici, questi, considerati tra i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico e delle patologie dell’apparato respiratorio che determinano nell’uomo. A destare maggiore apprensione sono i Pm10, detti anche polveri sottili o particolato, vale a dire tutte le sostanze sospese in aria come il polline, le spore, il sale marino o la terra alzata dal vento a cui vanno ad aggiungersi elementi inquinanti, detti antropici, frutto generalmente di combustioni chimiche. Responsabili di patologie acute e croniche all’apparato respiratorio, come asma, enfisemi, tumori, e di quello cardio-circolatorio, nell’arco di un anno possono superare i valori limiti previsti dalla legge per 35 volte. Non di più. E Venafro, a quattro mesi dalla chiusura del 2011, non è lontano dal superarli. Se si prendono infatti in esame gli ultimi dati utili pubblicati sul sito dell’Arpa Molise, viene infatti fuori che la centralina di via Campania ha finora registrato ben 31 superamenti, mentre quella di via Colonia Giulia è ferma a quota 27. Dati, dunque, che si avvicinano molto alla soglia limite consentita e che hanno alimentato nella cittadinanza un clima di grande preoccupazione. E questa è l’unica certezza. Quanto alla probabile soluzione da mettere in atto non si sa nulla, nonostante dall’incontro in Comune tra amministrazioni locali e Arpa siano passati diversi mesi e di quella linea d’azione comune da attuare non se n’è più parlato.

LA MINACCIA DELLA TURBOGAS DI PRESENZANO

Quando il Tar del Lazio, lo scorso 20 maggio ha accolto il ricorso presentato, all’unisono, da amministrazioni comunali ed enti locali per impedire la realizzazione di una centrale turbogas nel territorio venafrano, tutti hanno gridato vittoria. Dagli amministratori locali alle associazioni ambientaliste, passando per la cittadinanza locale. L’impianto termoelettrico a ciclo combinato dalla potenza complessiva di 780 MW che la Molisenergy s.r.l., con l’ok del Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare e di quello del Ministero dei Beni Culturali, avrebbe voluto costruire nella nostra Regione non vedrà mai la luce. Ma se l’incubo Turbogas è stato scongiurato sul nostro territorio, a pochi kilometri dal venafrano la paura ritorna. Il Ministero per lo Sviluppo Economico, infatti,  ha dato parere favorevole per la realizzazione di un impianto da 800 Mw per la produzione di 5mila GWh di energia all’anno. Il che vuol dire un’emissione nell’atmosfera di anidride carbonica e ossidi di azoto, nonché di polveri sottili e ossidi di zolfo, monossido di carbonio e altre sostanze inquinanti. Di cui Venafro, a pochi km di distanza, pagherà inevitabilmente lo scotto.

L’ALLARME DIOSSINA

La notizia è arrivata a giugno, come una doccia fredda: dai risultati dal piano di campionamento effettuato dal servizio veterinario dell’Asrem è emersa la positività di un muscolo di vitello alla diossina, sostanze cancerogena persistente e non biodegradabile, facilmente accumulabile nella catena alimentare. L’animale, allevato in una stalla del venafranoò- si saprà solo in un secondo momento- è stato macellato molto prima, nell’ottobre del 2010. Per mesi la notizia è stata volutamente passata sotto silenzio, scatenando ancora di più le ire e le preoccupazioni dei cittadini. Secondo indiscrezioni, dai controlli a tappeto realizzati dallo stesso servizio veterinario dell’azienda sanitaria regionale non sarebbero emersi successivamente altri capi di bestiame,  non solo bovini, o prodotti derivati (latte e uova) positivi ai PcB, bifenili policlorurati. In particolare, dai controlli effettuati nelle stalle che insistono in quelle che sono considerate le aree più a rischio per la presenza di inceneritori e cementifici- i principali produttori di diossina- non sarebbero venuti fuori valori tossicologi al di sopra della norma né negli animali né nel latte e nelle uova. Si sarebbe trattato, stando ai commenti in via ufficiosa, di un caso di micro contaminazione accidentale. Un caso isolato che ha messo in moto una serie di controlli accurati previsti dal piano straordinario “diossina Venafro” e che ha evidenziato un secondo caso di contaminazione da diossina in un bovino allevato in una stalla del venafrano e macellato nel mattatoio di Isernia  lo scorso luglio. Ancora una volta la notizia non arriva direttamente dall’Asrem, ma da una fuga di notizie che pare abbiano indispettito la stessa Azienda sanitaria. Cosa si farà per tutelare il territorio da tale minaccia? Non si sa. Bisogna aspettare i primi di settembre quando, con 2 mesi di ritardo rispetto al previsto, dovrebbe tenersi un consiglio comunale monotematico.