UE: la vostra monnezza ha un prezzo. Salato

L’Italia rischia pesanti multe dall’UE per i rifiuti campani.

Joe Hennon, portavoce del Commissario Potocnik, spiega perché:


 

E’ da più di quattro anni che l’Italia è nel mirino della Commissione Europea sull’Ambiente a causa dell’emergenza rifiuti in Campania. Anche se molte altre zone d’Italia hanno problemi analoghi, come Roma o Foggia, il caso napoletano resta un simbolo di cattiva gestione che caratterizza l’Italia agli occhi del resto d’Europa.

NUOVE SANZIONI ALLE PORTE – Oggi, l’ultimatum del Commissario Europeo all’Ambiente Janez Potocnik minaccia multe salatissime se entro breve tempo l’Italia non presenterà un piano credibile sul breve e lungo termine per risolvere la questione dell’immondizia. Il risultato che l’Europa si aspetta da noi, naturalmente, non è la scomparsa di tutti i rifiuti in quarantotto ore (o tre giorni) come ha più volte promesso il premier italiano, puntualmente smentito dai fatti. Ma in modo più assennato e lungimirante, ci chiede un progetto, una linea guida efficace, che il governo dovrà presentare al massimo entro la fine dell’estate.
STORIA DEI RIFIUTI TRA ITALIA ED EUROPA – Tempi strettissimi e mesi di fuoco per l’Italia, preceduti da anni di totale inattività sul fronte della gestione del pattume, alla faccia dei reiterati ultimatum di Berlusconi. Già Nel giugno 2007 la Commissione aveva avviato una procedura d’infrazione contro l’Italia, con riferimento alla non corretta applicazione della direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2006/12/CE relativa ai rifiuti) in Campania. Nel luglio 2008, vista la continua violazione del diritto comunitario ambientale in Campania, la Commissione ha deferito l’Italia alla Corte europea di giustizia (causa C-297/08).
LA CORTE DI GIUSTIZIA INTERVIENE – Passano due anni, e il 4 marzo 2010, la Corte di giustizia (CGE) interviene di nuovo, vista la mancata risoluzione, o anche solo mitigazione, dell’emergenza napoletana. La Corte ha stabilito infatti che “la presenza di notevoli quantità di rifiuti per le strade della Regione Campania comportava un rischio per l’ambiente e la salute umana, e che la rete di impianti di smaltimento in Campania era insufficiente a garantire il corretto smaltimento dei rifiuti urbani”. Pertanto, ha dichiarato l’Italia fuorilegge rispetto alla normativa UE rifiuti in Campania.Sempre l’anno scorso, in seguito alla sentenza della Corte, la Commissione ha chiesto alle autorità italiane di fornire informazioni dettagliate sulle misure adottate e previste al fine di conformarsi alla sentenza della Corte di giustizia europea.

L’EMERGENZA SUL TAVOLO – Dopo aver esaminato la risposta italiana, nel luglio 2010 i servizi della Commissione hanno incontrato il governo, per spiegare quali fossero le azioni indispensabili a garantire l’esecuzione effettiva della sentenza. Nell’ambito della procedura di infrazione, spiega il dipartimento ambiente, “la Commissione proseguirà la sua azione di applicazione volta a garantire che le autorità italiane prendano il più presto possibile le misure necessarie per eseguire la sentenza della Corte di giustizia, aggiornando il sistema di gestione dei rifiuti in Campania in conformità con il diritto ambientale dell’UE”.

IL RICHIAMO DI POTOCNIK – Tutto questo è avvenuto nel silenzio quasi totale dei politici e degli organi di stampa, finché lo scorso 28 giugno, “all’improvviso”, sono arrivate le dichiarazioni di Potocnik che hanno messo in allarme governo e pubblica opinione. Guarda caso stavolta, quando ci sono di mezzo un mucchio di soldi in multe, il messaggio è stato ascoltato. “Sto seguendo da vicino la situazione dei rifiuti a Napoli e in generale la gestione dei rifiuti in Campania – Ha esordito il Commissario – Guardando le immagini provenienti dai media e leggendo le testimonianze, sono molto preoccupato del fatto che così piccoli progressi (se ce ne sono stati) siano stati compiuti dal 2007, quando la Commissione Europea è stata costretta ad aprire una procedura di infrazione contro la Repubblica italiana. […] Quello che è avvenuto di recente dimostra che le autorità italiane non hanno ancora fatto il necessario per trovare una soluzione adeguata e definitiva al problema”.LA MONNEZZA NAPOLETANA – Potocnik entra poi nello specifico, citando De Magistris: “Sono incoraggiato dall’impegno del nuovo sindaco di Napoli per la raccolta dei rifiuti e la Commissione è pronta a cooperare con le autorità italiane in qualsiasi modo utile per ottenere un risultato positivo per gli abitanti di Napoli. La Commissione è stata in stretto contatto con le autorità italiane a vari livelli per molti mesi, compresa una visita in Campania, su richiesta delle autorità. Tuttavia, i miglioramenti reali devono essere visti e confermati dai cittadini. L’assenza di tali miglioramenti lascia alla Commissione poca scelta, se non perseguire attivamente la procedura di infrazione. A meno che la situazione si inverta a tempo debito, questo potrebbe portare a sanzioni finanziarie imposte dalla Corte di giustizia europea. Spero che le autorità italiane prendano in mano la questione in modo che il denaro dei contribuenti vada a migliorare la situazione sul terreno, anziché essere speso per pagare multe ”

MULTE SALATISSIME – Secondo Joe Hennon, portavoce di Potocnik, che ha parlato con noi per approfondire la questione, le multe potrebbero essere salatissime. “Dall’Italia ci aspettiamo il rispetto delle regole europee sui rifiuti, il che significa in primo luogo cercare di evitarne la produzione. In secondo luogo, una volta che sono stati creati, si devono riciclare o riutilizzare, o magari inceneriti per creare energia. Lo stoccaggio dovrebbe essere solo l’ultima risorsa. La corte ha stabilito che in Campania l’Italia non ha un piano di gestione dei rifiuti appropriato, che rispetti le norme comunitarie: dunque, dovrebbe svilupparne uno il più presto possibile”.

L’ITALIA INADEMPIENTE – Fin da marzo 2010, “abbiamo chiesto all’Italia che dimostrasse di stare raccogliendo i rifiuti, separandoli, e di avere un progetto e un luogo per sostituire le discariche con impianti di riciclaggio. Fino ad oggi, però, non abbiamo prove che questo stia avvenendo. Al momento abbiamo un piano presentato dalle Autorità Italiane che esamineremo, nel quale viene spiegato innanzitutto come il vostro paese si occuperà dei 20 milioni di balle di rifiuti non separati presenti in Campania. Abbiamo visto le foto di Napoli e tutta l’immondizia è per la strada, chiaramente non separata. Quindi quello che sosteniamo è che l’Italia deve assolutamente migliorare rispetto alle valutazioni fatte l’anno scorso e se non lo farà dovremmo considerare l’ipotesi di riportarla presso la Corte di giustizia. E nel caso dell’Italia, stando alla sua situazione attuale che vede infrazioni su più fronti, le multe sarebbero molto alte”. Oltretutto, non c’è molto tempo: “Ci aspettavamo di ricevere un piano organico e realistico già l’anno scorso – spiega Hennon – a marzo 2010. Ora siamo in luglio 2011 e la cosa non è cambiata. Abbiamo incontrato il presidente della Camapania e discusso molto, offerto tutto il nostro appoggio e assistenza. Abbiamo ricevuto alcuni piani che dovremo valutare, ma la decisione se riportare o no l’Italia davanti alla Corte di Giustizia sarà presa, penso, per fine settembre”.

GLI INCENERITORI COME SOLUZIONE? – Molta della propaganda che si fa rispetto all’emergenza rifiuti riguarda la costruzione di nuovi inceneritori, che stando alle autorità nostrane sarebbero un’ottima soluzione per lo smaltimento, ecologici, efficienti, in grado di produrre energia. L’Europa è più tiepida: “L’inceneritore potrebbe essere parte della soluzione – afferma Hennon – e normalmente l’UE sosterrebbe l’Italia nella costruzione di nuovi inceneritori, se questo fosse necessario. Ma la questione è più complicata, perché c’è così tanta immondizia che è impossibile liberarsene in fretta, a meno di non avere una capacità di incenerimento molto maggiore di quella attuale. E una volta che l’emergenza fosse passata, a quel punto si avrebbe un eccesso di strutture inutilizzate. Sarebbe preferibile la separazione e il riciclaggio, in questo caso si potrebbero riutilizzare plastica e alluminio, per esempio. Ci sono paesi dove le discariche nemmeno esistono, per esempio Austria, Germania, Svezia, in cui oltre il 95% dei rifiuti è riciclato o riutilizzato. Questo è quello che ci aspettiamo da tutti i paesi della Comunità Europea, compresa l’Italia. Quindi, se il problema di Napoli fosse risolto solo costruendo nuovi inceneritori, potrebbe andar bene sul breve termine, ma certo non sul lungo termine, perché si dovrebbe affrontare il futuro scegliendo se continuare a creare discariche e incenerire rifiuti o rispettare le direttive europee che impongono il riciclaggio. Al momento ci preoccupa l’emergenza, chiaro, ma anche la riconversione dell’intero sistema italiano, perché questa è la direzione in cui dobbiamo muoverci”. E’ vero anche che l’Italia non è il peggior caso europeo quanto a cattiva gestione dei rifiuti: “Ci sono paesi molto virtuosi, ma ce ne sono anche altri che riversano in discarica oltre il 90% della loro immondizia, come la Grecia. L’Italia non è il peggiore, e certamente non il migliore, si colloca nel mezzo della classifica. Ci sono parti del paese che vanno molto bene nel riciclaggio, le tecnologie ci sono, è tutta una questione di sapersi organizzare e sviluppare un piano di breve e lungo termine. Nell’immediato, bisogna togliere l’immondizia dalle strade, e poi separarla in vista di un futuro riciclaggio. Considerate poi che ci sono 20 milioni di balle per strada che potrebbero contenere rifiuti pericolosi, non si può semplicemente bruciare tutto”.

INGERENZE MAFIOSE – Se l’Italia non è nella situazione peggiore, ad aggravare lo stato del nostro sistema di gestione rifiuti c’è anche la criminalità organizzata, che ostacola lo sviluppo di un sistema di smaltimento efficace. Come ha dimostrato la recente inchiesta de L’Espresso, per esempio, i rifiuti sono un business: molte delle discariche sono gestite, indirettamente, dalla mafia e dalla camorra, che hanno tutto l’interesse ad ostacolare un piano di riduzione della produzione dei rifiuti. Il caso italiano, dunque, è molto particolare, ma l’Europa su questo punto resta inflessibile: “non ci pronunciamo sulle questioni interne che possono influenzare l’adesione alle norme comunitarie – afferma Hennon -. Quello delle eventuali infiltrazioni mafiose è un problema che l’Italia deve affrontare in autonomia. Per noi conta il risultato finale, non possiamo ingerire nelle questioni interne di un paese”.

www.giornalettismo.com