DIOSSINA, INTERVIENE SCARDUZIO

Da quando le “Mamme per la salute e l’Ambiente” hanno lanciato l’allarme,

il preoccupante tema della diossina continua ad essere al centro dell’attenzione, a Venafro e in tutta la Valle del Volturno. Sull’argomento, senza peraltro fare riferimento a nessuna azienda in particolare, ha inteso dire anche la sua anche Gabriele Scarduzio veterinario presso la Asrem di Isernia.

“Parlare di diossina – questo l’incipit della nota di Scarduzio – signiifica parlare di un inquinante che è diventato ormai il simbolo dell’inquinamento del nostro pianeta e dalla cui contaminazione nessuno puo’ ritenersi esente”. Dopo aver brevemente ripercorso la “storia dei composti clorurati in sintesi”, Gabriele Scarduzio entra nel merito del “problema della presenza delle diossine nell’ambiente” che egli giudica “molto piu’ complesso di quello che potrebbe sembrare ad un primo esame”. L’umanità -evidenzia il dottor Scarduzio – si è resa conto della grave tossicita’ delle diossine solo in seguito ad alcuni disastri ambientali che hanno comportato l’inquinamento di interi territori con morte di numerosi animali e patologie gravi negli animali e negli esseri umani. Gli effetti della salute generale sono ancora oggi oggetto di studi. Secondo alcuni ricercatori, le diossine sono state rinvenute anche in strati geologici risalenti ad epoche preindustriali, anche se in minime quantità. E’ probabile quindi che una parte della diossina rinvenibile in ambiente possa avere avuto origine da fonti non ancora chiaramente individuate, sia di origine antropogenica che naturale. In effetti è stato dimostrato che le diossine si possono formare in molti processi di combustione con presenza molto bassa, anche se non nulla, di preculsori clurorati (motori a combustione esterna di auto, navi ed aerei, stufe e caminetti domestici, incendi forestali, inceneritori)”. Passando agli effetti delle diossine, il veterinario dell’Asrem rimarca che “un’eccessiva esposizione alla diossina causa effetti tossici al sistema immunitario e al sistema riproduttivo (infertilità), all’embrione (aborti spontanei) e al feto (malformazioni nei neonati). Le diossine provocano seri danni al fegato, al rene, al sistema nervoso. L’uomo -precisa Gabriele Scarduzio – puo’ venire in contatto con le diossine attraverso tre principali fonti di esposizione: accidentale, occupazionale ed ambientale. La prima riguarda contaminazioni dovute ad incidenti, la seconda riguarda i gruppi ristretti di popolazione (professionalmente esposti), come nel caso di coloro che lavorano nella produzione di pesticidi o determinanti prodotti chimici. Lesposizione ambientale, infine, coinvolge potenzialmente ampie fasce della popolazione ed avviene, per lo piu’, attraverso il cibo contaminato. Una volta entrato nella catena alimentare, la loro solubilita’ nei grassi (e insolubili nell’acqua) fa si che queste sostanze si accumulino nei tessuti adiposi sia dei pesci che degli animali e successivamente nei loro prodotti (carni, uova, latte e derivati). Nell’uomo circa il 95%  dell’esposizione alle diossine avviene attraverso cibi contaminati. Dal punto di vista cancerogeno la diossina non è un mutageno, ma agisce come promotore. E’ stato accertato che l’esposizionne alla diossina predispone fortemente le cellule della trasformazione neoplastica. Occorre – queste le conclusioni di Scarduzio – agire a livello di prevenzione primaria, trasferendo e integrando le nuove conoscenze scientifiche nei programmi per la sorveglianza delle popolazioni animali e la sicurezza alimentare”.

Primo piano molise 14/06/2011