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Articoli sulla diossina apparsi sul sito di tvimolise il 2 giugno 2011:

DIOSSINA NELL’ARIA, LE MAMME NON DEMORDONO

Loro non parlano tanto per parlare ma si basano sui dati e, specificano, lungi da noi la volontà di creare allarmismo tra la popolazione. Le mamme per la salute e l’ambiente onlus di Venafro vogliono solo vederci chiaro su quanto sta accadendo nel territorio dell’intera Piana.

Per questo si erano rivolte all’impegnatissimo professor Stefano Raccanelli, dell’istituto Inca di Venezia. Lo stesso che, solo qualche giorno fa, aveva divulgato una visione poco confortante legata alla presenza, nella zona, di alcuni stabilimenti industriali, convinto, da una prima analisi, che i livelli di diossina presenti nell’aria fossero più alti della norma. Da qui la preoccupazione delle mamme per la salute, impegnate, ormai da sei anni, in un lavoro di analisi al fine di accertare la realtà dei fatti. “E il nostro lavoro continua” giurano le indaffarate mamme di Venafro. “Abbiamo in cantiere diversi progetti di cui preferiamo non parlare prima di avere in mano la giusta documentazione”. Non amano apparire, ma preferiscono informare. Ed ogni occasione è buona per farlo. Per sensibilizzare l’opinione pubblica, come fatto ieri con un banchetto nella villa comunale nel corso della giornata denuclearizzata. Ma ogni occasione è anche quella giusta per raccogliere materiale ed informazioni sulla loro causa, quella della tutela di un territorio sul quale crescono i loro figli. E oggi è una di quelle volte. Approfittando di un incontro organizzato presso l’ospedale SS. Rosario con i medici della Isde, esperti di patologie che si sviluppano a causa dell’inquinamento, protettori dell’ambiente e della salute. Un’occasione che hanno deciso di non farsi sfuggire, anche per comprendere i reali rischi di un territorio in cui si registra una crescita esponenziali di tumori.

 

DIOSSINA, SALE LA PREOCCUPAZIONE MA LE AZIENDE CONTESTANO I DATI

venafroLa popolazione dell’hinterland venafrano è preoccupata, ma gli stabilimenti interessati smentiscono.

L’allarme è stato lanciato. Nella piana di Venafro insisterebbero pericoli ambientali derivati dagli insediamenti presenti nella zona. A farlo è stato il laboratorio di microinquinanti dell’Inca di Venezia. Un allarme, bisogna sottolinearlo, lanciato già un anno fa dalla nostra emittente, volto soprattutto ad intensificare i controlli da parte degli organi preposti. E appare subito strano che a relazionare negativamente sulla vicenda sia stato un istituto di Venezia piuttosto che l’Arpa Molise. Diossina: con una sola parola si è riusciti a terrorizzare un’intera popolazione. Le diossine sono molecole molto varie a cui appartengono composti cancerogeni, è uno dei veleni più potenti conosciuti dall’uomo. I suoi effetti possono essere devastanti, dal cancro all’infertilità femminile. Ma come si sprigionano le diossine? Dalla combustione dei rifiuti. La presenza di cloro e di metalli nel materiale di rifiuto pone le due principali condizioni per la formazione delle diossine. E di questi impianti ce ne sono diversi nella piana di Venafro, di qui il monitoraggio di diversi laboratori, sollecitato dai comitati civici, per capire cosa stia accadendo in questa zona. Alcuni di questi si sono spinti con diverse considerazioni, tra le quali quella di ritenere direttamente collegato l’incremento delle leucemie e dei tumori all’attività di combustione dei rifiuti. Un dato non dimostrabile, per alcuni esagerato, che però ha riacceso le polemiche nell’hinterland venafrano. A queste voci non si è fatta attendere la risposta di uno degli impianti nell’occhio del ciclone, la Colacem di Sesto Campano.
“Le emissioni di diossina sono molto inferiori ai limiti fissati dalla legge” fa sapere il direttore dell’impianto, Massimo Giaccari, in una lettera alla locale cittadinanza “i dati diffusi dal laboratorio di Venezia non sono attinenti alla realtà, Colacem effettua controlli costanti tramite il laboratorio Eco Chimica Romana che ha attestato come l’impianto operi in conformità ai requisiti delle norme comunitarie.
Chi ha diffuso dati allarmanti, sulla base di una valutazione preliminare” conclude Giaccari “non si è preoccupato dell’impatto che avrebbe avuto sulla locale popolazione”. Questa la risposta della Colacem anche se per la popolazione non basta. I comitati chiedono nuove valutazioni, magari effettuate da organi terzi, come per esempio l’Arpa della vicina Campania. Il confronto dei dati con più soggetti potrebbe riportare la serenità nell’intera popolazione venafrana.